Taricone e ...la morte

Detta come va detta, non me ne frega delle vostre conclusioni...

Ovvero, non tutti gli sport estremi hanno questi connotati, ma nel caso di Taricone ciò è lapalissiano:

1) gruppo fondato con casa pound;

2) chiamato Istinto rapace;

3) tre morti in pochi mesi;

poi, non infilo io la politica, non avessi trovato questa informazione me ne sarei strafregata dell'argomento, ma, dato che è un dato di fatto, bè, l'avevo posto anche alla vostra attenzione.

Magari, guardare ai dati reali e alla contestualizzazione (oltre che leggere l'articolo che ho postato) farebbe bene a più di una persona invece di portarla sul personale.

Taricone afferma (aveva affermato) che il paracadutismo è una arma contro il nichilismo: stronzata.

Per quanto mi riguarda l'arma contro il nichilismo è altro:

1) nel mio caso avere un'associazione culturale e una sede dove creare eventi di vario gente e invitare la compartecipazione;

2) gente che fa volontariato;

3) gente che va avanti con coraggio sapendo di essere importante per chi gli sta intorno, etc.

Nel caso di Taricone, la ricetta che offre è che contro il nichilismo devi sfidare la morte, e questa è una stron.ata propinata da cazzate del novecento e dopo, tra le quali anche il Fascismo, di cui era un seguace.

Tutto basato sulla sfida individuale - atteggiamento infantile, di autodistruzione, che non tiene conto neanche - nel suo caso - di sua figlia.


Non fa parte solo del fascismo - anche se in questo caso è chiaro - ma è un pensiero del contemporaneo che mi fa schifo e che giudico un pura fuga dalla realtà e dalle proprie responsabilità.

La morte arriva comunque, ma perché sfidarla?

Sua figlia si chiederà sempre perché abbia preferito lanciarsi da un aereo piuttosto che giocare con lei sul prato.

Nel caso di Taricone, la ricetta che offre è che contro il nichilismo devi sfidare la morte, e questa è una stron.ata propinata da cazzate del novecento e dopo, tra le quali anche il Fascismo, di cui era un seguace.

Tutto basato sulla sfida individuale - atteggiamento infantile, di autodistruzione, che non tiene conto neanche - nel suo caso - di sua figlia.


Non fa parte solo del fascismo - anche se in questo caso è chiaro - ma è un pensiero del contemporaneo che mi fa schifo e che giudico un pura fuga dalla realtà e dalle proprie responsabilità.

La morte arriva comunque, ma perché sfidarla?

Sua figlia si chiederà sempre perché abbia preferito lanciarsi da un aereo piuttosto che giocare con lei sul prato.

Per la precisione vede la sua nascita con gli ideali del Romanticismo tedesco. Volendo estremizzare, vede la sua nascita dal desiderio di conoscere e sperimentare insito nell'uomo, senza il quale non avremmo la minima idea di cosa ci sia al di là delle prima collina fuori dalla caverna.
La sfida individuale messa in atto da persone equilibrate non ha assolutamente nulla a che vedere con l'atteggiamento infantile. Asserire che sia dettata da autodistruzione è totalmente fuorviante e fuorviato. Autodistruttivo è un pirla che va in disco, si imbottisce di coca, pastiglie e alcol e lancia sé stesso e gli altri a 200 all'ora sulla strada. Quindi non confondiamo la merda col cioccolato per cortesia
Che poi lui e altri della compagnia avessero questi ideali celoduristi, è stato un problema loro che si è risolto per selezione naturale.
La storia della figlia e del prato, secondome è di toccante retorica, ma stringi stringi resta solo la retorica.
Nel caso ti fosse sfuggito nel corso degli anni, sono una ex alpinista, anche discretamente brava, e ti posso dire che un pantofolaio non capirà o tollererà mai un alpinista, mentre è vero il contrario.
Non è questione personale e non c'è da piccarsi, semplicemente le sensazioni e la crescita spirituale e umana che certe attività possono dare, molti non le capiranno mai.

Ti ho dato un più Sonia, perchè apprezzo la tua risposta anche se credo che non sia completamente onesta (in senso lato, eh!).

Utilizzerò il multiquote che tanto ami per risponderti...

vede la sua nascita dal desiderio di conoscere e sperimentare insito nell'uomo, senza il quale non avremmo la minima idea di cosa ci sia al di là delle prima collina fuori dalla caverna.

Anche l'istinto di sopravvivenza è insito nell'uomo ed è per quello che in situazioni rischiose abbiamo paura. Nel caso degli sport estremi, l'uomo (non quello preistorico, lui non l'avrebbe mai fatto) usa tutta l'evoluzione del suo ingegno per trovare la concentrazione e il coraggio di sfidare quell'istinto. Del resto non sei tu stessa che mi hai detto "più volte ho messo alla prova i miei limiti" e anche "ho sfidato la morte"?

La sfida individuale messa in atto da persone equilibrate non ha assolutamente nulla a che vedere con l'atteggiamento infantile. Asserire che sia dettata da autodistruzione è totalmente fuorviante e fuorviato

Mi spieghi cosa intendi per "sfida individuale"? Arrampicarsi senza protezioni (cosa che talvota si fa e sono certa abbia fatto anche tu) non è un equilibrato superamento dei propri limiti ma somiglia ad una gara a chi ce l'ha più lungo. E' un modo per mettersi alla prova ma soprattutto per inebriarsi di adrenalina e delle sensazioni che una bella scarica ci regala...

un pantofolaio non capirà o tollererà mai un alpinista, mentre è vero il contrario.
Non è questione personale e non c'è da piccarsi, semplicemente le sensazioni e la crescita spirituale e umana che certe attività possono dare, molti non le capiranno mai.

Non sono una pantofolaia, amo lo sport e l'ho sempre particato ma non ho bisogno di sentirmi in pericolo per godermi l'attività fisica.
Probabilmente hai ragione, la comprensione di certe cose non è alla portata di tutti ma anche chi in quelle cose ci sguazza, dovrebbe guardarsi un po' meglio dentro.

Per la precisione vede la sua nascita con gli ideali del Romanticismo
tedesco. Volendo estremizzare, vede la sua nascita dal desiderio di
conoscere e sperimentare insito nell'uomo, senza il quale non avremmo la
minima idea di cosa ci sia al di là delle prima collina fuori dalla
caverna.

Mah, mettere sullo stesso piano la ricerca dell'assoluto tipica del Romanticismo tedesco e gli sport estremi...mi sembra un po' tirato.

Ah, a questo punto la radice si potrebbe trovare anche prima...un Leonardo e le sue macchine del volo, o ancora prima...l'uomo è sempre stato esploratore, ma che c'entra con il mettere a rischio la propria incolumità?

No, è assolutamente tirata.

La vena autodistruttiva e tipica del Novecento, è direttamente proporzionale all'evoluzione tecnologica, alla creazione di sistemi sociali spersonalizzanti, alle catene di montaggio.
La ricerca della scarica di adrenalina attraverso la sfida con la morte è direttamente proporzionale al grado di anonimato sociale e individuale percepito. A inizio novecento queste istanze sono state racchiuse in diversi movimenti tra i quali il Nazismo e il Fascismo che poi hanno trovato naturale sfogo nella eliminazione dell'altro, del diverso - , ma non esclusivamente.

Poi, già definire chi non fa questi sport estremi pantofolaio, bè...felice di esserlo.

Argomento interessante Charlotte, appena ho un po' di tempo ti posso fornire un po' di materiale che sostenga la mia tesi.
Poi se vuoi parliamo anche del concetto di sport estremo.

Non sai quanto sia irritante, quando dici che risponderai in seguito...
Tsk.
"Aspetti, passo gli incartamenti alla mia segretaria e le faccio sapere". GRRRRRR

Futura Riddler ha scritto:Non sai quanto sia irritante, quando dici che risponderai in seguito...
Tsk.
"Aspetti, passo gli incartamenti alla mia segretaria e le faccio sapere". GRRRRRR

Ti ha già passato le carte ?

Futura Riddler ha scritto:Non sai quanto sia irritante, quando dici che risponderai in seguito...
Tsk.
"Aspetti, passo gli incartamenti alla mia segretaria e le faccio sapere". GRRRRRR

Per rispondere bene ho bisogno di tempo, per avere tempo devo trascurare qualcuno o attendere che non sia online

Allora non risponderai mai...