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Mediaset, Berlusconi e il figlio indagati a Roma: «Evasione e reati tributari» 4223511568_2e03797bbb_t

Mediaset, Berlusconi e il figlio indagati a Roma: «Evasione e reati tributari»

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Messaggio Da Angelica Lean Ven Ott 15, 2010 5:25 pm

Mediaset, Berlusconi e il figlio indagati

Mediaset, Berlusconi e il figlio indagati
a Roma: «Evasione e reati tributari»
Entrambi convocati il 26 ottobre. Mediaset: accuse assurde
Casoli (Pdl): toghe stiano attente. Pd-Idv: intimidazioni gravi


ROMA (15 ottobre) - Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, il figlio Piersilvio e altri dirigenti Mediaset sono indagati a Roma per evasione fiscale e reati tributari
nell'ambito di uno stralcio dell'inchiesta milanese sulla compravendita dei diritti tv e cinematografici Mediaset.

Al vaglio della Finanza i bilanci Kpmg. Sarebbero i bilanci societari relativi agli anni 2003-2004 - quando la Rti, controllata al 100% da Mediaset, aveva sede legale a Roma - e la consulenza che la procura di Milano affidò alla Kpmg i documenti al vaglio della Guardia di finanza. In conseguenza dello stralcio dell'inchiesta milanese a Roma, la delega per le indagini è stata affidata al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza.

Silvio Berlusconi e il figlio Piersilvio sono stati convocati in procura a Roma il 26 ottobre prossimo. La data è indicata nell'invito a comparire notificato ai due indagati. Il premier e il figlio, stando alle indiscrezioni, potrebbero non presentarsi.

Procura: nessun invito a comparire. In mattinata la Procura aveva precisato che al momento non c'erano inviti a comparire. Gli accertamenti sono affidati al procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e al sostituto Barbara Sargenti. L'attività della procura di Roma è cominciata in seguito all'invio di atti, per competenza territoriale, relativi alle imposte del 2003 e del 2004. Nel quadro di questi accertamenti partiti dal capoluogo lombardo, Berlusconi e le altre persone coinvolte - circa una decina - erano finiti nel registro degli indagati ed in questa veste le loro posizioni sono state trasmesse a Roma. La competenza romana è determinata dal fatto che nelle due annate prese in esame la sede legale di Rti era nella capitale.

Il processo al tribunale di Milano sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv da parte di Mediaset è attualmente sospeso in attesa della pronuncia della Corte costituzionale sul Lodo Alfano.

Ghedini: accuse identiche a quelle di Milano. «Le indagini della Procura di Roma, che agirebbe in quanto alcune società avevano ivi sede, non possono che sostanziarsi nella contestazione di ipotesi praticamente identiche a quelle già prospettate dalla Procura di Milano, ancorchè per anni diversi - dice l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini - Dall'eventuale prosieguo delle indagini si potrà comunque agevolmente evidenziare come i prezzi dei diritti fossero assolutamente congrui e acquistati da società terze e che pacificamente il presidente Berlusconi e Piersilvio Berlusconi sono totalmente estranei ai fatti in oggetto, dovendosi quindi pervenire ad una pronta archiviazione».

Mediaset: contestazioni assurde, manager estranei alle accuse. «In relazione alle indagini Mediatrade-Rti, Mediaset precisa innanzitutto che si tratta sostanzialmente di una duplicazione per anni diversi del medesimo processo pendente presso il Tribunale di Milano»: è quanto si legge in una nota con la quale Mediaset dichiara la totale estraneità di Pier Silvio Berlusconi e degli altri dirigenti indagati a Roma per la vicenda della compravendita dei diritti televisivi Mediatrade-Rti. «Nel merito - prosegue la nota - Mediaset ribadisce che i diritti cinematografici oggetto dell'inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato e che tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge.La documentazione dimostrerà la totale estraneità di Pier Silvio Berlusconi e degli altri dirigenti coinvolti alle accuse ipotizzate di frode fiscale. Non si può infine evitare di sottolineare l'assurdità delle contestazioni: un procedimento in cui Mediaset è semmai parte lesa si ritorce infatti contro la società e i suoi dirigenti».

Casoli (Pdl): le toghe stiano attente. «Le indagini su Berlusconi e suo figlio sono solo l'ennesimo annuncio show buono solo per far vendere domani più copie dei giornali - dice Francesco Casoli, vicecapogruppo Pdl al Senato - Ai giudici che amano stare sotto ai riflettori, contrariamente a quanto auspicato poco tempo fa dal capo dello Stato, chiediamo solo di fare molta attenzione perché il clima politico è molto pesante, e se disgraziatamente dovesse accadere qualcosa, le toghe non saranno esentate dal non avere la coscienza macchiata».

Fiano (Pd): intimidatorie le parole di Casoli. «Le parole di Francesco Casoli, sono di una gravità inaudita - dice il presidente Forum sicurezza del Pd, Emanuele Fiano, che definisce minacciose le parole di Casoli - perché tendono a intimidire i giudici, a stravolgere l'equilibrio tra i poteri costituzionali e a procurare un allarme nella popolazione tanto pericoloso quanto indimostrato. Che cos'è, esattamente, il "qualcosa" che disgraziatamente potrebbe accadere, evocato dall'alto dirigente del gruppo Pdl? Nessuno può permettersi in questo Paese di evocare rischi per gli italiani senza specificare di cosa si tratti, di quali informazioni sia in possesso e quanto sia realistico sia il rischio adombrato».

Orlando (Idv): da Casoli intimidazioni squadriste. «La Costituzione prevede che la legge è uguale per tutti, anche per Berlusconi - dice il portavoce dell'Idvi, Leoluca Orlando, che punta l'indice contro Casoli - Un parlamentare non si può permettere di minacciare i giudici colpevoli solo di applicare la legge. Le sue parole sono gravissime. Le intimidazioni squadriste dello scomposto Casoli vanno quindi rispedite al mittente. Esprimiamo solidarietà ai giudici, oggetto degli strali di Casoli, e a tutti quei magistrati che, insieme alle forze dell'ordine, sono impegnati quotidianamente, anche a rischio della vita, per combattere contro la criminalità organizzata. Non è certo colpa dei giudici se Berlusconi non vuole farsi processare».
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