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Messaggio Da Sveva Mer Apr 21, 2010 12:46 pm

Pochi giorni fa dalle mie parti un uomo, con moglie e figli piccoli, si è suicidato perché, in cassa integrazione da mesi e mesi, temeva di non riuscire più a sfamare la famiglia.
Di continuo si sentono notizie drammatiche di persone morte sul lavoro.
Le scelte di politica del lavoro sono spesso quelle di maggiore impatto sulla società civile.
C'è chi lavora troppo, chi lavora troppo poco, chi non lavora per niente, chi è contento della sua condizione, e chi no.
Voi che rapporto avete con il lavoro? Lavorereste anche se non ne aveste economicamente bisogno? Vi sentireste "inutili" se non lavoraste? Siete soddisfatti delle vostre mansioni, del trattamento economico, delle condizioni di lavoro? Ecc. ecc. ecc.

(sondaggio a risposta multipla)
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Messaggio Da Elvira Mer Apr 21, 2010 1:00 pm

Non ho risposto perchè ovviamente dipende molto dal lavoro che si fa.

Sui suicidi si commentava il fatto che mentre nella zone ricche d'Italia il lavoro è qualcosa che c'è sempre stato in abbondanza ed è una novità il fatto che non ce ne sia,
l'uomo si suicida più per vergogna sociale credo, un pò come fanno i giapponesi.
Perchè mancando lui la famiglia non risolve i problemi economici, anzi.
Qui da noi, dove avere un buon lavoro è sempre stato considerato un lusso, una fortuna per pochi eletti, dove la gente è stata sempre abituata a tirare avanti con espedienti,
la crisi viene vissuta diversamente. Qui da noi la situazione è sicuramente peggiorata ma non in maniera così evidente, c'era povertà anche prima!
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Messaggio Da Ospite Mer Apr 21, 2010 1:46 pm

Non so cosa votare perchè nel corso della mia vita lavorativa ho avuto esperienze tutte diverse. Tutte però accomunate da un unico fattore: lo sfruttamento in nero.
Ho iniziato a lavorare a circa 15 anni e ricordo ancora benissimo la brutta esperienza.
Facevo lavoretti saltuari presso la serigrafia dove lavoravano stabilmente le mie due sorelle gemelle. Mi chiamavano quando c'era un carico di lavoro straordinario e il mio compito era quello di togliere l'oggetto serigrafato da sotto il telaio una volta stampato e riporlo sugli asciugatoi. Ricordo ancora le liti furibonde che mi facevo con il capo (un maschilista coi fiocchi) perchè riteneva che io fossi poco femminile nel fare i movimenti per togliere e riporre gli oggetti stampati (cazzo te ne frega come li tolgo, basta che lo faccia no?). Ci andavo controvoglia in quel posto ma lo facevo perchè a casa mia riuscivano a farti sentire un peso se non uscivi la mattina per andare al lavoro (qualsiasi lavoro).
Poi vennero i componenti elettronici. Uno scantinato di un palazzo con macchinari bruttissimi, freddo e semibuio e io sola e chiusa dentro durante le ore lavorative perchè tutto non a norma e non bisognava rischiare visite sgradite. Unica via di fuga, il gabinetto alla turca nel cortiletto sul retro.
Ci lavorai per due anni e avevo 17 anni.
Intervallo di qualche anno "causa" matrimonio e figli e poi di nuovo al lavoro.
8 anni presso una sarta (in nero ovviamente) che confezionava abiti da sposa. Unica cosa positiva, era nel mio stesso palazzo. In quel periodo pagavamo la nostra attuale casa e qualsiasi entrata era utile per cui, sindrome del tunnel carpale a forza di tenere l'ago in mano (a me toccavano tutti i lavori antipatici e noiosi) e spesso e volentieri mi davano da portare il lavoro a casa per la sera (non pagato come sarebbe stato giusto ovviamente).
Poi vennero le pulizie presso privati (anche queste in nero). Credo il periodo lavorativo più umiliante per me. Non per il lavoro in se ma per il modo in cui la gente considera e tratta chi lo fa.......loro pensano che se fai le pulizie per vivere sei persona ignorante che più che questo lavoro non puoi fare. Ti considerano inferiore e per questo tendono a sfruttarti e a sottopagarti, tanto pensano che sarai contenta lo stesso perchè almeno qualcosa a casa porti.
E poi il periodo baby sitter, il più brutto. Tanta responsabilità per 300 euro al mese. Le 4 ore alla mattina diventano man mano 8 e insieme alle ore che aumentano si aggiungono le pulizie di casa ("magari mentre dorme la bambina mi fai qualcosa in casa?"). Nella cucina le avrei fatte cmq perchè era impossibile preparare le pappe alla bimba in uno schifo simile. Poi si aggiunge il fratello da prendere a scuola e magari mentre torni mi prendi qualcosa al supermercato.
In finale, l'ho abbandonata poco prima della fine dell'anno scolastico (lei insegnava inglese presso un istituo religioso privato) perchè per problemi miei non ero neanche in grado di badare a me stessa, figuriamoci una bimba di 3 anni. Ovviamente non mi ha pagato l'ultimo mese perchè l'ho messa nei casini. E parlo sempre delle "solite" 300 euro al mese.
Poi vennero le pulizie delle scale. Accettai di fare questo lavoro in preda alla voglia di rinascere, al desiderio di sentire il mio corpo finalmente stanco per aver aver lavorato, per sentirmi viva insomma. Il mio primo lavoro in regola (45 anni), o quasi. Una piccola impresa di pulizie a conduzione familiare. Persone squisite sul piano umano ma ovviamente furbette per quanto riguarda la gestione dei dipendenti. A parte il trattamento economico ritengo sia stata l'esperienza lavorativa più gratificante perchè ho avuto a che fare con l'umiltà e la forza d'animo delle mie colleghe che mi ha portato a vedere quanto di bello c'è in questa real life. Ho lavorato due anni con loro e li ricordo ancora con affetto.
E poi il call center Trenitalia. Un lagher fatto di capò e colleghi che non esitavano a farti fuori ad ogni occasione. E una Hitler come capo che si permetteva di insultare e cacciare all'istante chiunque cercasse di far valere i propri diritti.
Ah, dimentico i due mesi al semaforo a distribuire i giornali gratuiti in mezzo ai tubi di scappamento delle auto, ma ero in un periodo di estasi affettiva e tutto mi sembrava magnifico, persino l'arcobaleno che vedevo spuntare all'orizzonte della tangenziale dopo un violento acquazzone. Ero inzuppata d'acqua tra le macchine ferme al semaforo ma sorridevo a tutti.

Cosa rispondo al sondaggio? Boh! Ma ora che la situazione economica familiare è buona, al lavoro dico: "NO GRAZIE".

fuck

Ci tengo a precisare che il tutto si è svolto nelle città di Milano e Roma.

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Messaggio Da Sonia Drechsler Mer Apr 21, 2010 4:36 pm

Diciamo che è stato una delle molle principali che mi hanno portata alla scelta di andarmene all'estero.
Se si risolvono una serie di problemini finali, a breve aprirò un baretto/ristorantino sulla spiaggia e tornerò a lavorare dopo quasi 2 anni di dolce far niente. Sì, dolce, perché così come sono capace di lavorare duro, sono altrettanto capace di starmene immobile a non fare una cippa.
Mi risulta difficile rispondere al sondaggio, ma mi fa tanto piacere che Sveva abbia ripescato quella "notiziola". Sono tante queste notiziole, di questi tempi. E per i disperati che compiono questi gesti non vi sono telecamere, presidenti che abbracciano i figli o consolano vedove a forza di barzellette e sorrisi verso l'obiettivo. Non c'è lo strazio, la commozione dei cittadini.
C'è solo un orribile silenzio.
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Messaggio Da matt mcdonnell Mer Apr 21, 2010 6:57 pm

nobilita - insomma, non mi sento molto nobile...
abbrutisce - spesso e volentieri
uccide - anche e non solo fisicamente. Può uccidere la fantasia o la gioia di vivere
è un diritto - ma svolgerlo in maniera adeguata è un dovere. Non far nulla - pagati - non è un diritto
è un dovere - no, verso se stessi un dovere no purchè non si pesi sulle spalle di qualcun' altro. Verso la propria famiglia si.
è una necessità - se non si sposa una ricca ereditiera Very Happy
è un piacere - per pochi fortunati può esserlo - Il lavoro è definito come "lo sforzo penoso dell' uomo per sostentarsi"; se non è penoso si chiama hobby
rende liberi - seeeeeeeeeeeee e da che ?
rende schiavi - a volte di se stessi più spesso di qualcun' altro
altro - mi sembra più che sufficiente Razz
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Messaggio Da Alice Mastroianni Mer Apr 21, 2010 8:24 pm

sono appena uscita da sl devastata
una cara amica dopo piu di 10 anni in italia torna in brasile e si porta dietro anche il marito italiano.
lui 48 anni è stato licenziato e da due anni arranca a pizzichi e bocconi lavoretti qua e la...lei è tornata a fare la cameriera per mantere se stessa le due figlie e lui...
in brasile ha una famiglia, una casa e a quanto pare sua madre a 70 anni ha trovato un lavoro...si vive con meno , si vive meglio.
L'ho sentita distrutta e preoccupata x il marito...che pare essere caduto in una crisi pericolosa...si sente vecchio, colpevole.....
tutto per il lavoro...tutto per sopravvivere....

Non so....sicuramente il lavoro è un diritto....diritto per non lasciarti uccidere dalla vita che non puoi vivere e nemmeno immaginare, un diritto per non morire....

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Messaggio Da Sveva Gio Apr 22, 2010 3:33 am

Belle e importanti le testimonianze di tutti!
La vita lavorativa di pallina mi ha veramente colpita, e forse offre uno spaccato crudo ma realistico di come ad onta delle battaglie che portarono allo statuto dei lavoratori la situazione sia tutt'altro che rosea, e come il lavoro nero sia forse la piaga peggiore da combattere.
Per conto mio, mi reputo molto fortunata. Ho avuto la fortuna di una famiglia che mi ha mantenuta agli studi fino alla laurea, poi ho proseguito con una borsa di studio di un milione di lire al mese per il dottorato di ricerca per tre anni, e poi ho incominciato "veramente" a lavorare.
Faccio un lavoro che mi piace, che mi impegna molto come tempo, come resposabilità, che "non mi abbandona mai" nemmeno la domenica, nemmeno in vacanza, ma che in definitiva mi dà soddisfazione. Guadagno abbastanza, ma non tanto da evitarmi di pensare, a volte, "chi me lo fa fare??".
Sì, perché nonostante alla fine io faccia quello per cui ho studiato, spesso la fatica è tanta, le preoccupazioni incombono, le frustrazioni pure.
Per un certo periodo nel negozio di lampadari sotto casa cercavano una commessa: ogni volta che leggevo il cartello mi dicevo "va beh, guadagnerò di meno, ma di sicuro sarò meno stressata, e soprattutto, chiuso il negozio, passate le mie otto ore, il lavoro è finito". Non l'ho fatto, ovviamente, perché alla fine quando ti abitui ad un certo reddito tornare indietro è difficile, anche se forse ne guadagneresti in tempo libero e tranquillità. Ma ci vuole coraggio!
Se non ne avessi la necessità economica, però, non credo che lavorerei. Anche se non so se mi farebbe bene. Pigra come sono, rischierei di passare le mie giornate nell'ozio più totale, e finirei nel "perdermi" nel dolce far nulla. Il lavoro mi costringe ad uscire tutti i giorni, a incontrare persone, a confrontarmi. E questo lo reputo comunque positivo.
Come datrice di lavoro domestico, dopo aver letto le vicende di pallina mi sono vergognata della categoria. Da parte mia ho sempre messo in regola tutti, e pagato giusti stipendi. Basti dire che, senza tener conto di contributi, tredicesima e trf quando avevo il bambino piccolo ancora a casa da scuola pagavo fra i 2.200 e i 2.500 euro al mese fra domestica e baby-sitter. Penso che le persone che entrano nella mia casa, che puliscono, lavano, cucinano per me, e a maggior ragione che si prendono cura dei miei figli meritino rispetto e gratitudine, non certo sorprusi e umiliazioni. E a trattare bene le persone si ha solo da guadagnarci: la mia domestica filippina è per mio figlio una seconda mamma, suo figlio il fratello grande che non ha, e l'estate del prossimo anno se riusciremo ad organizzare il viaggio andremo ospiti da lei nelle Filippine.
Quello che veramente trovo ASSURDO è che le imprese possano scaricare i costi del lavoro dal reddito imponibile, mentre questo non è concesso alle famiglie: sui soldi che verso alla domestica ci pago le tasse io, e poi ce le paga lei. Se consentissero le detrazioni forse una bella fetta di lavoro domestico uscirebbe dal tunnel dell'irregolarità.
Al sondaggio ho risposto anche che il lavoro rende liberi. Liberi economicamente. Liberi di andare fuori di casa, di formarsi una famiglia, di disfarla, anche. Essere mantenuti da qualcun altro è comodo, ma ti vincola indissolubilmente. Da questo punto di vista la disoccupazione è davvero una problema enorme.
Il lavoro rende anche schiavi, sì. Di qualcun altro in primis, quando ci sono ipotesi di sfruttamento. Ma anche di se stessi, quando ci si lascia prendere da ritmi troppo vorticosi, che poi risulta difficile abbandonare. I lavoro-dipendenti esistono, e certamente non vivono in maniera salutare, né fanno vivere bene le loro famiglie.

Beh ora è tardissimo ed è meglio che chiuda visto che domani devo lavorare!!! Very Happy
Se mi viene in mente qualcos'altro, lo aggiungo in seguito!!
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