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Messaggio Da Angelica Lean Mer Apr 13, 2011 8:41 pm

Riallacciandomi all'ennesimo incidente mortale accaduto ieri alla Saras consiglierei la lettura di questo libro:

Nel paese dei Moratti

http://sardegna.blogosfere.it/2010/10/tutto-su-nel-paese-dei-moratti-il-libro-scandalo-sulla-saras-appena-uscito.html

Il caso Sarroch è tipico del modello coloniale. Per sfruttare una comunità, determinandone il destino senza farsi carico di guidarla su un percorso di progresso sostanziale, basta poco. È sufficiente costruire una grande fabbrica per poter pretendere, da chiunque viva lì intorno, gratitudine per i posti di lavoro creati. Questo è ciò che resta della cultura di un'oligarchia che da anni condanna l'Italia alla stagnazione economica e desertifica ogni prospettiva di futuro per le giovani generazioni (cit).

Nel paese dei Moratti è un libro (breve estratto e prefazione da "Nel Paese dei Moratti", uscito il 1° ottobre 2010, compralo ora) che rappresenta tutto ciò che la famiglia Moratti non vorrebbe mai sentirsi dire e che di fatto nessuno gli ha mai detto per quella sorta si salvaguardia di cui gode presso i media italiani. Considerati per qualche ragione una famiglia per bene e dall'ottima reputazione, nessuno li ha mai attaccati neanche quando vi fu il grave incidente alla Saras con i 3 morti sul lavoro, allorché anche la CGIL nazionale se ne stette zitta (la fonte è l'autore del libro, io ricordo un duro intervento di Giorgio Cremaschi), pensiamo alla differenza col caso Thyssen Group ad esempio.

La Saras è la maggior impresa della Sardegna, una delle eccellenze industriali dell'isola, la realtà che da più lavoro ai sardi e che paga più tasse alla Regione Sardegna. D'altro canto però l'autore Giorgio Meletti (qui la presentazione di "Nel paese dei Moratti" sul blog di Beppe Grillo) ci fa notare come per ogni euro di stipendio che arriva ad un lavoratore sardo ben 3 prendono la via di Milano come profitti, i quali nella gran parte sono finiti nelle centinaia di milioni di euro investiti nella squadra di calcio dell'Inter, per il cui portiere Julio Cesar si spende in salario più di quanto si spenda per la sicurezza dei 2 mila operai della raffineria più grande del Mediterraneo, la Saras appunto.



Demagogia? Immoralità? Dignità? Vediamo di capirne di più:


Demagogia? Forse ma si sente a pelle che si tratta di un comportamento immorale, come è immorale cercare con ogni mezzo di proibire la proiezione di un documentario scomodo come OIL, come immorale sarebbe stato far sovraquotare la Saras (l'inchiesta è conclusa e sono indagati ben 9 banchieri..). Esattamente come secondo il mio personale parere è assai immorale (anche se legittimo) fare i soldi in un territorio (devastandone l'ambiente, ndr), dicendosene intimamente legati per poi investirne i ricavati in uno squadrone del Nord. Perché non nel Cagliari calcio?

Il problema di noi sardi è che troppo spesso non difendiamo la nostra dignità, come si fa ad esempio, sapendo tutto ciò, ad accettare 150 biglietti per la finale di Champions dell'Inter a Madrid la scorsa primavera? La solita elemosina, come lo scudetto vinto dal Cagliari, uno e poi tutti zitti, coi nostri soldi ci facciamo quello che vogliamo.. vero.. però..

Ecco la video intervista all'autore Giorgio Meletti per il blog di Beppe Grillo:



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Messaggio Da Angelica Lean Mer Apr 13, 2011 8:43 pm


Sarroch, morire sul lavoro nel “paese dei Moratti”

L’ennesima morte bianca – un giovane operaio rimasto intossicato durante la pulitura di una cisterna e due compagni di lavoro ricoverati in ospedale – riaccende i riflettori sul caso della raffineria Saras di Sarroch, in Sardegna, “impero” della famiglia Moratti, dove già nel maggio 2009 erano morti tre addetti, sempre ingaggiati da ditte esterne che lavorano in appalto. Aperta l’inchiesta, lavoratori in sciopero e sindacati sulle barricate: «La dinamica sembra ripetersi», denuncia Vincenzo Scudiere della Cgil, perché l’operaio morto «effettuava un’operazione di pulitura in un sito che pare non fosse stato bonificato».

«Il ripetersi di questi incidenti – aggiunge Scudiere, sentito dal “Corriere della Sera” – mette in evidenza i gravi ritardi sul versante delle azioni da compiere per la prevenzione e il controllo degli appalti nei siti confinati». La Cgil chiede al governo l’emanazione immediata del decreto legge sui siti speciali per tutelare salute e sicurezza di chi lavora, mentre un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo è stato ora aperto dal pm cagliaritano Alessandro Pili. Sul fatto indagano i carabinieri che nelle ore successive alla tragedia hanno ascoltato i due colleghi di Pierpaolo Pulvirenti, il giovane siciliano morto nell’incidente, sul cui corpo sarà ora effettuata l’autopsia per accertare le cause del decesso.

«Per favore, non parliamo di fatalità», dice a caldo la Cgil sarda, protestando per quelle che il sindacato ritiene condizioni di lavoro non certo facili, nonostante l’impegno dichiarato dalla famiglia Moratti per la tutela dei lavoratori della raffineria. Nonostante le rassicurazioni dell’azienda, spesso intervenuta anche per tutelare la propria immagine, insistendo sulla qualità del rapporto costruito con le maestranze, boccia la Saras anche Giovanni Centrella, segretario nazionale Ugl: quella di Sarroch è «una inammissibile tragedia del lavoro», nella raffineria sarda «già protagonista di episodi drammatici». Per il sindacalista, è «improcrastinabile» un intervento più deciso delle autorità, intensificando le ispezioni e rafforzando le sanzioni in caso di mancato rispetto dei protocolli di sicurezza, «soprattutto nelle attività in appalto e in settori ad alto rischio come quello petrolchimico».

Rincara la dose Giorgio Meletti, autore del libro “Nel paese dei Moratti”, che denuncia l’intero sistema che ruota attorno alla raffineria: «Il caso Sarroch è tipico del modello coloniale. Basta costruire una grande fabbrica per poter pretendere da chiunque viva lì intorno gratitudine per i posti di lavoro creati. Questo è ciò che resta di una cultura che da anni condanna l’Italia alla stagnazione economica e desertifica ogni prospettiva di futuro». Giornalista del “Fatto Quotidiano”, Meletti è stato querelato – insieme all’editore, Chiarelettere – per il libro su Sarroch, che punta il dito contro il polo petrolchimico.

«Con passione e intelligenza narrativa», scrive l’editore, forte di un impegno civile premiato a colpi di besteller, Meletti attraversa i giorni e le ore in cui si consuma la prima tragedia, quella del 2009, «e racconta gli affari dei Moratti, i dividendi della raffineria (120 milioni di euro all’anno negli ultimi cinque anni), la quotazione in Borsa della Saras a un prezzo così alto da far scattare un’inchiesta giudiziaria, le perdite dell’Inter (circa 150 milioni di euro all’anno)». Sullo sfondo delle morti bianche, “Nel paese dei Moratti” disegna uno scenario complesso, quello del panorama nazionale di questi anni: «C’è l’amico di sempre Tronchetti Provera e lo spolpamento di Telecom, Marchionne che promette tranquillità agli operai di Termini Imerese, le grandi banche all’inseguimento dei crac finanziari, l’assenza di Epifani».

«Una imbarazzante fotografia del capitalismo italiano», dichiara l’editore: la Sardegna come simbolo di una nazione da colonizzare. «L’immagine che esce è quella di un’oligarchia asserragliata a difendere i privilegi acquisiti, di un paese vecchio», dove «a pagare sono sempre gli ultimi, i lavoratori e i cittadini prigionieri nella loro terra». Già redattore al “Corriere della Sera”, poi a capo della redazione economica del telegiornale de La7, Meletti reagì con sconcerto alla iniziale pretesa dei Moratti di silenziare il suo libro. Già nel 2009, ricorda Meletti sul “Fatto”, la Saras chiamò a giudizio il regista Massimilano Mazzotta, autore del documentario “Oil” trasmesso da “Current Tv”, che affrontava il tema dell’impatto della raffineria sull’ambiente e sulla salute.
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