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"YouTube è come una tv"Agcom vara i nuovi obblighi
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"YouTube è come una tv"Agcom vara i nuovi obblighi
"YouTube è come una tv"Agcom vara i nuovi obblighi
Due delibere appena pubblicate impongono regole ai siti di video generati dagli utenti. Destinate a far discutere le norme sulla responsabilità editoriale, l'obbligo di rettifica e le fasce protette di ALESSANDRO LONGO
IL 2010 si conclude con un "regalo" sgradito per YouTube, DailyMotion e altri popolarissimi siti che ospitano video generati dagli utenti. Due delibere appena pubblicate dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) li equiparano a servizi radiotelevisivi, con tutte le conseguenze del caso. L'Italia è probabilmente il primo Paese occidentale a fare questo salto interpretativo, da cui derivano obblighi inediti per i siti internet. Neanche il contestatissimo decreto Romani si era spinto a ipotizzare per i siti "ugc", fatti cioè di contenuti generati dagli utenti, incombenze come quelle disposte dall'Agcom.
LEGGI LE DELIBERE: 1 2
Le due delibere sono quelle su web tv e web radio, approvate il mese scorso 4. Ma solo adesso che sono state pubblicate vi si può leggere conferma di un risvolto prima d'ora non chiaro: le nuove norme riguardano anche alcuni siti con video forniti dagli utenti. Come appunto YouTube, Dailymotion, Vimeo e molti altri ancora. "Se leggiamo le delibere, è evidente che si riferiscono anche quei siti", conferma Guido Scorza, avvocato esperto di diritto su interne. I
La prima condizione è scontata: basta un po' di pubblicità. Ma è chiaro anche che Agcom riconosca responsabilità editoriale a siti come YouTube, anche se non li cita direttamente. "Per averne conferma, basta leggere le parti della delibera dove Agcom spiega perché ha voluto introdurre il concetto di responsabilità editoriale anche per i siti ugc", continua Scorza. "Lì si dice che lo scopo è assicurare parità di trattamento normativo a tutti coloro che fanno un uso editoriale dei contenuti, a prescindere dal mezzo utilizzato". In un altro punto della delibera si specifica che la responsabilità editoriale grava sull'ultimo attore della filiera del video (non l'utente quindi ma chi aggrega e organizza i contenuti).
La conferma interpretativa arriva anche da Stefano Mannoni, consigliere di Agcom: "Youtube fa una gerarchizzazione dei propri contenuti", dice, "anche se magari solo con il suo algoritmo e in automatico, e questo equivale a un controllo editoriale".
Del resto, se non per Youtube, non si capisce per quali altri siti Agcom si sarebbe presa la briga di introdurre il concetto di responsabilità editoriale associato agli ugc. Concetto che infatti non c'era nel decreto Romani sull'audiovisivo, da cui deriva il regolamento Agcom. Già, per quando riguarda i siti ugc, Agcom è stata più severa dello stesso (contestato) decreto Romani, che invece li escludeva esplicitamente. Le conseguenze sono molteplici e di vasta portata: una volta che un sito web come YouTube viene considerato servizio audiovisivo, dovrà pagare una piccola tassa (500 euro), ma questo è il meno. Il problema più serio, rileva ancora Scorza, è che "nei vari processi contro YouTube, per esempio quello intentato da Mediaset 5 per violazione di diritto d'autore, si rafforzerà il concetto che il sito ha una responsabilità editoriale. Dopo questa delibera, sarà difficile per il giudice stabilire il contrario".
I siti diventano inoltre soggetti a nuove norme, che potranno dare loro filo da torcere. Sono prese di peso, infatti, da quelle dei media tradizionali e mal si adattano alla realtà di internet. Per esempio: "obbligo di rettifica entro 48 ore dalla richiesta degli interessati, che si sentano diffamati da un video. Divieto di pubblicare contenuti inadatti ai bambini durante le fasce orarie protette", spiega Scorza.
Nei prossimi giorni si scoprirà come i siti ugc intendano reagire alle nuove norme. Google (proprietaria di YouTube) e DailyMotion (del gruppo Telecom Italia), contattati da Repubblica.it, al momento stanno analizzando la questione. Da Telecom aggiungono che ne stanno parlando nei tavoli tecnici appena aperti da Agcom. Molto dura la prima reazione di Youreporter.it, sito di citizen journalism animato dai filmati di videoreporter sparsi in tutta Italia: "Siamo arrivati al paradosso che chi è preposto alla tutela delle libertà e dei diritti legati alla comunicazione interviene pesantemente per uccidere quei diritti", scrivono in una nota i responsabili del sito. "Ma, a nostro giudizio, una delibera dell'Agcom non può mai cancellare direttive comunitarie e leggi nazionali.
E soprattutto non potrà trasformare iniziative spontanee degli utenti della rete in impresa editoriale. Questo è un assurdo giuridico e una violenza fatta alla realtà".
Le nuove delibere escludono invece senza dubbio web tv e web radio minori dalle nuove norme. Non si applicano infatti a chi fattura meno di 100 mila euro da questa specifica attività (audiovisiva) o ha un palinsesto settimanale inferiore alle 24 ore di video.
Due delibere appena pubblicate impongono regole ai siti di video generati dagli utenti. Destinate a far discutere le norme sulla responsabilità editoriale, l'obbligo di rettifica e le fasce protette di ALESSANDRO LONGO
IL 2010 si conclude con un "regalo" sgradito per YouTube, DailyMotion e altri popolarissimi siti che ospitano video generati dagli utenti. Due delibere appena pubblicate dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) li equiparano a servizi radiotelevisivi, con tutte le conseguenze del caso. L'Italia è probabilmente il primo Paese occidentale a fare questo salto interpretativo, da cui derivano obblighi inediti per i siti internet. Neanche il contestatissimo decreto Romani si era spinto a ipotizzare per i siti "ugc", fatti cioè di contenuti generati dagli utenti, incombenze come quelle disposte dall'Agcom.
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Le due delibere sono quelle su web tv e web radio, approvate il mese scorso 4. Ma solo adesso che sono state pubblicate vi si può leggere conferma di un risvolto prima d'ora non chiaro: le nuove norme riguardano anche alcuni siti con video forniti dagli utenti. Come appunto YouTube, Dailymotion, Vimeo e molti altri ancora. "Se leggiamo le delibere, è evidente che si riferiscono anche quei siti", conferma Guido Scorza, avvocato esperto di diritto su interne. I
La prima condizione è scontata: basta un po' di pubblicità. Ma è chiaro anche che Agcom riconosca responsabilità editoriale a siti come YouTube, anche se non li cita direttamente. "Per averne conferma, basta leggere le parti della delibera dove Agcom spiega perché ha voluto introdurre il concetto di responsabilità editoriale anche per i siti ugc", continua Scorza. "Lì si dice che lo scopo è assicurare parità di trattamento normativo a tutti coloro che fanno un uso editoriale dei contenuti, a prescindere dal mezzo utilizzato". In un altro punto della delibera si specifica che la responsabilità editoriale grava sull'ultimo attore della filiera del video (non l'utente quindi ma chi aggrega e organizza i contenuti).
La conferma interpretativa arriva anche da Stefano Mannoni, consigliere di Agcom: "Youtube fa una gerarchizzazione dei propri contenuti", dice, "anche se magari solo con il suo algoritmo e in automatico, e questo equivale a un controllo editoriale".
Del resto, se non per Youtube, non si capisce per quali altri siti Agcom si sarebbe presa la briga di introdurre il concetto di responsabilità editoriale associato agli ugc. Concetto che infatti non c'era nel decreto Romani sull'audiovisivo, da cui deriva il regolamento Agcom. Già, per quando riguarda i siti ugc, Agcom è stata più severa dello stesso (contestato) decreto Romani, che invece li escludeva esplicitamente. Le conseguenze sono molteplici e di vasta portata: una volta che un sito web come YouTube viene considerato servizio audiovisivo, dovrà pagare una piccola tassa (500 euro), ma questo è il meno. Il problema più serio, rileva ancora Scorza, è che "nei vari processi contro YouTube, per esempio quello intentato da Mediaset 5 per violazione di diritto d'autore, si rafforzerà il concetto che il sito ha una responsabilità editoriale. Dopo questa delibera, sarà difficile per il giudice stabilire il contrario".
I siti diventano inoltre soggetti a nuove norme, che potranno dare loro filo da torcere. Sono prese di peso, infatti, da quelle dei media tradizionali e mal si adattano alla realtà di internet. Per esempio: "obbligo di rettifica entro 48 ore dalla richiesta degli interessati, che si sentano diffamati da un video. Divieto di pubblicare contenuti inadatti ai bambini durante le fasce orarie protette", spiega Scorza.
Nei prossimi giorni si scoprirà come i siti ugc intendano reagire alle nuove norme. Google (proprietaria di YouTube) e DailyMotion (del gruppo Telecom Italia), contattati da Repubblica.it, al momento stanno analizzando la questione. Da Telecom aggiungono che ne stanno parlando nei tavoli tecnici appena aperti da Agcom. Molto dura la prima reazione di Youreporter.it, sito di citizen journalism animato dai filmati di videoreporter sparsi in tutta Italia: "Siamo arrivati al paradosso che chi è preposto alla tutela delle libertà e dei diritti legati alla comunicazione interviene pesantemente per uccidere quei diritti", scrivono in una nota i responsabili del sito. "Ma, a nostro giudizio, una delibera dell'Agcom non può mai cancellare direttive comunitarie e leggi nazionali.
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