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Vignette in libertà
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Re: Vignette in libertà
non è proprio una vignetta ma sempre di satira si tratta,
Lia Celi:
APPESO D'ORO
http://www.liaceli.com/2009/11/04/2003appeso_doro_il_crocifisso.html#more
OFENA. Finalmente risolto il delicato caso che ha diviso l'Italia. Gesù Cristo, lo scolaro 33enne accusato di infastidire i compagni di religione islamica (nella foto a sinistra, Ansa-Goldfinger), potrà rientrare nell'aula della scuola elementare di Ofena, ma i genitori dovranno impegnarsi di più per favorire l'integrazione del contestato figliolo. A indurre il giudice Mario Montanaro a correggere la sentenza che aveva innescato una vera e propria guerra di religione, sono state nuove informazioni che hanno riportato la contesa dal cielo alla terra, facendo emergere un groviglio di interessi e malumori di natura molto umana. Adel Smith, più che avercela col simbolo religioso, trovava scandalosa la presenza in classe di quel giovane ebreo impudico, sempre seminudo e scarmigliato, esempio disdicevole per ogni fanciullo islamico beneducato. «Tutta la comprensione possibile per un immigrato mediorientale - ammette il dirigente islamico -, ma non è decoroso presentarsi in classe vestito da Tarzan, mentre se mio figlio viene a scuola in mutande, prende sette in condotta». E alla preside dell'istituto non pareva vero di potersi finalmente disfare di un ripetente, per di più disabile, imposto grazie a pressioni dall'alto e praticamente inamovibile. «E' dal 1924 che quel Gesù frequenta le scuole italiane, - era solita lamentarsi -, e in ottant'anni non ha ancora preso nemmeno la licenza elementare. C'è qualcosa che non va. I suoi genitori dovrebbero prendere atto che lo studio non fa per lui, e tenerlo a casa, o mandarlo a imparare un mestiere»...
Per quanto il suo insegnante di sostegno, eufemisticamente chiamato «docente di religione», affermi che Gesù non è pericoloso per gli altri bambini e che anzi ha sempre adorato la compagnia dei più piccoli, il poveretto non è mai riuscito a inserirsi in una classe. I compagni, anche i battezzati, lo ignorano, non giocano mai con lui nell'intervallo, non lo invitano mai a casa per fare i compiti. «Lui non parla con nessuno - dice una scolaretta -, ed è sempre triste, forse per colpa di quelle spine in testa. Se solo scendesse dalla croce potrebbe venire con noi in cortile per la ricreazione. Ma si vede che deve stare in punizione». Già, la croce. La preside sospetta che si tratta di una misura di contenzione impiegata nell'antica Palestina per frenare gli alunni ipercinetici. «Quando è arrivato qui era già crocifisso - spiega -, ed stato appeso al muro così com'era, anche perché la nostra scuola non poteva affrontare la spesa di un banco nuovo o di scale speciali per persone a ridotta capacità motoria».
Purtroppo né il padre né la madre di Gesù, malgrado numerosi solleciti per iscritto, si sono mai presentati ai colloqui con gli insegnanti. Il poco che si sa di loro sembra giustificare lo scarso rendimento scolastico di Gesù e il suo comportamento anomalo: una madre-bambina di nome Maria che lo ha partorito in una grotta al freddo e al gelo, un padre putativo troppo anziano, un padre vero potentissimo ma distante e invisibile. In difesa del difficile alunno ieri era intervenuto un illustre amico di famiglia, il Papa, che lo conosce da tempo e garantisce sul suo buon carattere: «Non si droga, non picchia i compagni, non disturba le lezioni, in fondo che male fa?». Resta da vedere se i genitori di Gesù obbediranno all'ingiunzione del Tribunale dell'Aquila e domani accompagneranno personalmente il figlio in classe, o se preferiranno iscriverlo a una di quelle costose scuole private dove tanti Vip parcheggiano i rampolli difficili. Per ora, le polemiche fra cattolici e musulmani sembrano rientrate e gli unici a recriminare sono gli insegnanti precari, nei quali la possibile rimozione di Gesù dalle aule aveva acceso la speranza: «Pur di avere un posto fisso a scuola, eravamo disposti a farci inchiodare sul muro al posto suo».
Lia Celi:
APPESO D'ORO
http://www.liaceli.com/2009/11/04/2003appeso_doro_il_crocifisso.html#more
OFENA. Finalmente risolto il delicato caso che ha diviso l'Italia. Gesù Cristo, lo scolaro 33enne accusato di infastidire i compagni di religione islamica (nella foto a sinistra, Ansa-Goldfinger), potrà rientrare nell'aula della scuola elementare di Ofena, ma i genitori dovranno impegnarsi di più per favorire l'integrazione del contestato figliolo. A indurre il giudice Mario Montanaro a correggere la sentenza che aveva innescato una vera e propria guerra di religione, sono state nuove informazioni che hanno riportato la contesa dal cielo alla terra, facendo emergere un groviglio di interessi e malumori di natura molto umana. Adel Smith, più che avercela col simbolo religioso, trovava scandalosa la presenza in classe di quel giovane ebreo impudico, sempre seminudo e scarmigliato, esempio disdicevole per ogni fanciullo islamico beneducato. «Tutta la comprensione possibile per un immigrato mediorientale - ammette il dirigente islamico -, ma non è decoroso presentarsi in classe vestito da Tarzan, mentre se mio figlio viene a scuola in mutande, prende sette in condotta». E alla preside dell'istituto non pareva vero di potersi finalmente disfare di un ripetente, per di più disabile, imposto grazie a pressioni dall'alto e praticamente inamovibile. «E' dal 1924 che quel Gesù frequenta le scuole italiane, - era solita lamentarsi -, e in ottant'anni non ha ancora preso nemmeno la licenza elementare. C'è qualcosa che non va. I suoi genitori dovrebbero prendere atto che lo studio non fa per lui, e tenerlo a casa, o mandarlo a imparare un mestiere»...
Per quanto il suo insegnante di sostegno, eufemisticamente chiamato «docente di religione», affermi che Gesù non è pericoloso per gli altri bambini e che anzi ha sempre adorato la compagnia dei più piccoli, il poveretto non è mai riuscito a inserirsi in una classe. I compagni, anche i battezzati, lo ignorano, non giocano mai con lui nell'intervallo, non lo invitano mai a casa per fare i compiti. «Lui non parla con nessuno - dice una scolaretta -, ed è sempre triste, forse per colpa di quelle spine in testa. Se solo scendesse dalla croce potrebbe venire con noi in cortile per la ricreazione. Ma si vede che deve stare in punizione». Già, la croce. La preside sospetta che si tratta di una misura di contenzione impiegata nell'antica Palestina per frenare gli alunni ipercinetici. «Quando è arrivato qui era già crocifisso - spiega -, ed stato appeso al muro così com'era, anche perché la nostra scuola non poteva affrontare la spesa di un banco nuovo o di scale speciali per persone a ridotta capacità motoria».
Purtroppo né il padre né la madre di Gesù, malgrado numerosi solleciti per iscritto, si sono mai presentati ai colloqui con gli insegnanti. Il poco che si sa di loro sembra giustificare lo scarso rendimento scolastico di Gesù e il suo comportamento anomalo: una madre-bambina di nome Maria che lo ha partorito in una grotta al freddo e al gelo, un padre putativo troppo anziano, un padre vero potentissimo ma distante e invisibile. In difesa del difficile alunno ieri era intervenuto un illustre amico di famiglia, il Papa, che lo conosce da tempo e garantisce sul suo buon carattere: «Non si droga, non picchia i compagni, non disturba le lezioni, in fondo che male fa?». Resta da vedere se i genitori di Gesù obbediranno all'ingiunzione del Tribunale dell'Aquila e domani accompagneranno personalmente il figlio in classe, o se preferiranno iscriverlo a una di quelle costose scuole private dove tanti Vip parcheggiano i rampolli difficili. Per ora, le polemiche fra cattolici e musulmani sembrano rientrate e gli unici a recriminare sono gli insegnanti precari, nei quali la possibile rimozione di Gesù dalle aule aveva acceso la speranza: «Pur di avere un posto fisso a scuola, eravamo disposti a farci inchiodare sul muro al posto suo».
Gebedia Yoshikawa- Vip
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