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Copyright online, la Rete si mobilita contro la delibera AgCom
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Copyright online, la Rete si mobilita contro la delibera AgCom
Copyright online, la Rete si mobilita contro la delibera AgCom
Copyright online, la Rete si mobilita contro la delibera AgCom
La delibera dell'AgCom, che sarà varata il prossimo 6 luglio, è nell'occhio del ciclone. In Rete si schierano i favorevoli e contrari all'iniziativa dell'Authority sul copyright e contro la pirateria online
La controversa delibera sul copyright targata AgCom fin dall’inizio ha diviso la Rete in due fazioni: chi è pro e chi è contro la delibera. I critici della delibera sono: Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Femi (Federazione Media Indipendenti), Istituto per le politiche dell’innovazione, Studio Legale Sarzana, autori di una lettera aperta all’Authority, più “70.000 cittadini che hanno inoltre sottoscritto petizioni e appelli“. All’Hackmeeting 2011, di Firenze, Richard Stallman, guro del software libero e della Free Software Foundation (Fsf) e delle licenze libere Gpl, ha definito repressiva la delibera dell’AgCom: “In Italia dovrebbe essere cancellata subito. É contro i diritti umani“. Favorevoli alla delibera sono Fimi e Confindustria, gli Stati Uniti e i grandi detentori di diritti. Ma ora scatta la protesta.
Il provvedimento che verrà varato il prossimo 6 luglio potrebbe mettere un bavaglio alla “libertà d’espressione in rete” e innecascare dinamiche di “procedimento sommario, la cancellazione di un contenuto multimediale dallo spazio pubblico telematico” come temono gli attivisti, associazioni e promotori di Sitononraggiungibile, che - ricordiamo - da settimane chiedono “un incontro immediato tra Presidente e Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e una delegazione di tutte le associazioni di consumatori, delle imprese e dei cittadini firmatarie della presente lettera per rappresentare le istanze a tutela della libertà in internet.“.
Gli Stati Uniti appoggiano l’AgCom, così come FIMI-Confindustria, in quanto l’Italia -come più volte ha fatto notare BSA - ha un alto tasso di pirateria ed è entrata nella lista da “tenere d’occhio” (watch list) dei paesi ad alto rischio di pirateria. L’AgCom vuole una stretta sul download illegale: un giro di vite sui siti, ma non cyber-repressione a carico degli utenti. Il testo dell’Authority, che prevede una consultazione, stabilisce un elenco di pagine illegali e la possibilità di oscuramento per chi viola la normativa sul diritto d’autore. Una volta trascorse 48 ore dalla richiesta il detentore di diritti può rivolgersi all’AgCom (al terzo punto). Se l’illegalità sarà accertata, l’AgCom chiederà la rimozione del file e, solo se non verrà rimosso, applicherà sanzioni.
Ma ora la Rete si mobilita contro la delibera AgCom, temendo un giro di vite sui diritti online. Come ITespresso.it ha più volte sottolineato, i punti controversi (se non addiritti “ambigui”, e che suscitano dubbi e perplessità) sono i seguenti: l’Italia è l’unico paese che affida la materia della regolamentazione, e non solo della vigilanza, ad una autorità amministrativa, invece di discuterne in parlamento e intervenendo con lo strumento legislativo; rimane dubbio il controllo del controllore (in quanto AgCom non è autorità giudiziaria bensì amministrativa, e va sottoposta a monitoraggio se si arroga il ruolo di “sceriffo della rete“); è ambiguo il ruolo di Facebook e Google come piattaforme o Isp; gli intenti repressivi del provvedimento non vanno a tutela dei detentori di diritti; il provvedimento si applica anche ai siti gestiti su server stranieri.
Ai “contrari” si contrappongono i favorevoli alla delibera: si tratta di due Commissari dell’AgCom, Stefano Martusciello e Stefano Mannoni, che ha risposto con un’intervista pubblicata il 16 giugno su Milano Finanza, in cui puntano il dito contro i promotori del Libro Bianco accusati di fare “propaganda e disinformazione, nella malcelata speranza di raccogliere facili consensi presso un pubblico della rete pronto a drizzare le orecchie ogniqualvolta si paventino minacce alla propria autonomia”. La polemica è rovente.
Che cosa rischia la Rete italiana se la delibera sarà approvata così? Dal 6 luglio potrebbero giungere all’AgCom migliaia di richieste di rimozione, innescando un Far West (uguale e contrario al Far Web di cui si lamentano coloro che oggi vedono in Rete il dilagare della pirateria online): agli antipodi rispetto ai principi liberali e della democrazia. Il recente semaforo verde dell’Office of the United States Trade Representative (USTR) non tranquillizza. Ed è partita la petizione per i parlamentari italiani, con le linee guida di No Censura. AgCom, che cercava un equilibrio e un compromesso fra diritti e doveri, ha suscitato un vespaio, anche perché lo scorso inverno i cablo di WikiLeaks hanno svelato che in Italia esiste almeno un precedente di tentativo di “imbrigliare la Rete”: il “Decreto Romani”, nella prima stesura, voleva rendere l’AgCom un cyber sceriffo. La sensazione di dejà vu mette in cattiva luce i favorevoli alla delibera, e invece è l’ora di fare chiarezza, visto che il presidente italiano dell’Antitrust, Catricalà, ha detto che in Italia serve una nuova normativa sul copyright online.
Copyright online, la Rete si mobilita contro la delibera AgCom
La delibera dell'AgCom, che sarà varata il prossimo 6 luglio, è nell'occhio del ciclone. In Rete si schierano i favorevoli e contrari all'iniziativa dell'Authority sul copyright e contro la pirateria online
La controversa delibera sul copyright targata AgCom fin dall’inizio ha diviso la Rete in due fazioni: chi è pro e chi è contro la delibera. I critici della delibera sono: Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Femi (Federazione Media Indipendenti), Istituto per le politiche dell’innovazione, Studio Legale Sarzana, autori di una lettera aperta all’Authority, più “70.000 cittadini che hanno inoltre sottoscritto petizioni e appelli“. All’Hackmeeting 2011, di Firenze, Richard Stallman, guro del software libero e della Free Software Foundation (Fsf) e delle licenze libere Gpl, ha definito repressiva la delibera dell’AgCom: “In Italia dovrebbe essere cancellata subito. É contro i diritti umani“. Favorevoli alla delibera sono Fimi e Confindustria, gli Stati Uniti e i grandi detentori di diritti. Ma ora scatta la protesta.
Il provvedimento che verrà varato il prossimo 6 luglio potrebbe mettere un bavaglio alla “libertà d’espressione in rete” e innecascare dinamiche di “procedimento sommario, la cancellazione di un contenuto multimediale dallo spazio pubblico telematico” come temono gli attivisti, associazioni e promotori di Sitononraggiungibile, che - ricordiamo - da settimane chiedono “un incontro immediato tra Presidente e Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e una delegazione di tutte le associazioni di consumatori, delle imprese e dei cittadini firmatarie della presente lettera per rappresentare le istanze a tutela della libertà in internet.“.
Gli Stati Uniti appoggiano l’AgCom, così come FIMI-Confindustria, in quanto l’Italia -come più volte ha fatto notare BSA - ha un alto tasso di pirateria ed è entrata nella lista da “tenere d’occhio” (watch list) dei paesi ad alto rischio di pirateria. L’AgCom vuole una stretta sul download illegale: un giro di vite sui siti, ma non cyber-repressione a carico degli utenti. Il testo dell’Authority, che prevede una consultazione, stabilisce un elenco di pagine illegali e la possibilità di oscuramento per chi viola la normativa sul diritto d’autore. Una volta trascorse 48 ore dalla richiesta il detentore di diritti può rivolgersi all’AgCom (al terzo punto). Se l’illegalità sarà accertata, l’AgCom chiederà la rimozione del file e, solo se non verrà rimosso, applicherà sanzioni.
Ma ora la Rete si mobilita contro la delibera AgCom, temendo un giro di vite sui diritti online. Come ITespresso.it ha più volte sottolineato, i punti controversi (se non addiritti “ambigui”, e che suscitano dubbi e perplessità) sono i seguenti: l’Italia è l’unico paese che affida la materia della regolamentazione, e non solo della vigilanza, ad una autorità amministrativa, invece di discuterne in parlamento e intervenendo con lo strumento legislativo; rimane dubbio il controllo del controllore (in quanto AgCom non è autorità giudiziaria bensì amministrativa, e va sottoposta a monitoraggio se si arroga il ruolo di “sceriffo della rete“); è ambiguo il ruolo di Facebook e Google come piattaforme o Isp; gli intenti repressivi del provvedimento non vanno a tutela dei detentori di diritti; il provvedimento si applica anche ai siti gestiti su server stranieri.
Ai “contrari” si contrappongono i favorevoli alla delibera: si tratta di due Commissari dell’AgCom, Stefano Martusciello e Stefano Mannoni, che ha risposto con un’intervista pubblicata il 16 giugno su Milano Finanza, in cui puntano il dito contro i promotori del Libro Bianco accusati di fare “propaganda e disinformazione, nella malcelata speranza di raccogliere facili consensi presso un pubblico della rete pronto a drizzare le orecchie ogniqualvolta si paventino minacce alla propria autonomia”. La polemica è rovente.
Che cosa rischia la Rete italiana se la delibera sarà approvata così? Dal 6 luglio potrebbero giungere all’AgCom migliaia di richieste di rimozione, innescando un Far West (uguale e contrario al Far Web di cui si lamentano coloro che oggi vedono in Rete il dilagare della pirateria online): agli antipodi rispetto ai principi liberali e della democrazia. Il recente semaforo verde dell’Office of the United States Trade Representative (USTR) non tranquillizza. Ed è partita la petizione per i parlamentari italiani, con le linee guida di No Censura. AgCom, che cercava un equilibrio e un compromesso fra diritti e doveri, ha suscitato un vespaio, anche perché lo scorso inverno i cablo di WikiLeaks hanno svelato che in Italia esiste almeno un precedente di tentativo di “imbrigliare la Rete”: il “Decreto Romani”, nella prima stesura, voleva rendere l’AgCom un cyber sceriffo. La sensazione di dejà vu mette in cattiva luce i favorevoli alla delibera, e invece è l’ora di fare chiarezza, visto che il presidente italiano dell’Antitrust, Catricalà, ha detto che in Italia serve una nuova normativa sul copyright online.
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